Abbiamo oggi il piacere di presentare un testo per amatori del genere malacologico.
Il testo è:
“Conchiglie Fossili del Monte Antico”,
scritto da Mauro M. Brunetti, stampato dalla tipografia Tipolito – Duemila – Group S.r.l. di Campi Bisenzio vicino a Firenze.
Il testo è uscito nel 2014 ed è disponibile on line presso vari rivenditori, ad esempio questo sito oppure questo.
Il testo, corredato da ottime fotografie, è una panoramica accurata dei fossili del Monte Antico nel grossetano.
Una interessante caratteristica del testo, inusuale per testi di natura specialistica come questo, è quella di avere anche commenti di altri esperti e appassionati di malacologia.
Partiamo subito con alcuni spunti.
[Presentazione dell’Autore (2014)]
Da molti anni dedico buona parte del mio tempo libero, alla ricerca e allo studio delle malacofaune Plio-Pleistoceniche del bacino Mediterraneo, alla ricerca e allo studio cioè, delle faune di molluschi marini viventi in questo bacino dai 5 milioni di anni fa ai nostri giorni. È stupefacente la grande diversità faunistica presente nei nostri mari a distanza di soli pochi milioni di anni, molti di questi animali si sono estinti, altri sono “emigrati” nei mari più caldi dell’Africa Occidentale, altri ancora sono riusciti a sopravvivere nei nostri mari. Il Mediterraneo ha subito enormi trasformazioni negli ultimi dieci milioni di anni, durante il Messiniano (Miocene superiore) si è parzialmente disseccato (o totalmente, secondo i pareri di alcuni studiosi). La causa di ciò fu la chiusura dello stretto (soglia) di Gibilterra. All’inizio del Pliocene (5,3 milioni di anni fa), la stessa soglia è crollata e un’enorme quantità d’acqua marina, proveniente dall’oceano Atlantico, ha di nuovo riempito il Mare Nostrum. La causa di questi sommovimenti risiede nello spostamento delle placche terrestri, la placca nordafricana tende infatti a sovrapporsi a quella europea. Tra parecchi milioni di anni il Mediterraneo scomparirà e l’Africa si unirà all’Europa con buona pace di razzisti e xenofobi dei nostri giorni. In questi anni di conflitti tra il Nord e il Sud del mondo mi conforta sapere che per lo meno gli animali (sia quelli viventi, sia quelli estinti) potessero e possono tuttora, attraversare le sponde del nostro mare, senza dover chiedere permessi a chicchessia. Tornando ai molluschi fossili, i sedimenti di Monte Antico si sono formati durante il Pliocene inferiore, quando, come già accennato, le enormi cataratte di Gibilterra hanno riempito con l’acqua dell’Atlantico tutto il Mediterraneo. Questo processo è probabilmente durato qualche migliaio di anni, un battito di ciglia se si ragiona in tempi geologici. Lentamente la fauna presente nell’Atlantico ha iniziato a colonizzare di nuovo il Mediterraneo. A quell’epoca il clima era certamente molto più caldo di ora, corrispondente più o meno a quello attualmente presente nelle zone tropicali o subtropicali. Le conchiglie fossili ci parlano e ci raccontano di questo tipo di ambienti, mari, dove nuotavano grandi cetacei, squali, tartarughe. Mediterraneo che ha subito in seguito altri cambiamenti climatici. Un raffreddamento è iniziato con la formazione della calotta polare nel Piacenziano (3,3 milioni di anni fa) e proseguito nel Gelasiano (2,5 milioni di anni fa). Più recentemente nel Pleistocene medio e superiore si sono succedute le note variazioni climatiche dovute alle glaciazioni quaternarie che nel lasso di un milione e mezzo di anni, hanno modificato il clima più volte.
Questa pubblicazione è stata ideata e costruita in un periodo della mia vita particolarmente tempestoso, che continua tuttora con momenti di straordinaria tristezza e di straordinaria gioia. Ho inserito alcuni aforismi, frammenti di poesie o frasi che mi hanno colpito, per raccontare in minima parte anche il Mauro persona e non solo l’appassionato malacologo.
Mauro Brunetti
Cominciamo a vedere qualcuna delle belle immagini presenti.
Immagini di alcune Turritella
Landau et. al., 2004, considerano sia Turritella rhodanica, sia Turritella protoides sinonimi di Turritella vermicularis (Brocchi, 1841), specie molto comune in parecchie località plioceniche della Toscana centrale. Non essendo d’accordo con questi autori, per le differenti sculture spirali delle tre specie, propongo le immagini qui sotto, a mio avviso eloquenti:
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